Biografia d'avventura

“C’erano una volta due amici che scrissero e disegnarono tante belle fiabe, tante avventure colorate da diventare essi stessi personaggi da fiaba”. È tutto in questa frase il succo di Un romanzo d’avventura, il primo libro scritto da Alberto Ongaro nel 1970 e appena ripubblicato da Piemme. Ongaro è stato a lungo sceneggiatore di fumetti, collaboratore e amico fraterno di Hugo Pratt, il grande disegnatore di Corto Maltese e di altri capolavori del fumetto, scomparso nel 1995. Ed è proprio Pratt il protagonista di una storia, che in quello stile nel quale Ongaro eccelle, resta perpetuamente sospesa tra realtà e finzione, tra il presente e il passato, tra la vita e il sogno. È sera tardi a Venezia e Hugo, che ha mangiato molto e bevuto troppo, riceve da Londra la notizia della scomparsa del suo amico di sempre, Paco, un alter-ego dell’autore. Passerà l’intera notte a tormentarsi alla ricerca di una ragione per la quale Paco avrebbe dovuto togliersi la vita gettandosi nelle grigie acque del Tamigi e così facendo ripercorre le tappe della sua vita, della loro amicizia e della passione che li ha accomunati: quella per la letteratura d’avventura.Mentre Hugo Pratt si sposta da una stanza all’altra della casa veneziana, riconsidera molte delle scelte fatte in passato e si sente mano a mano sempre più responsabile per la presunta morte dell’amico. È stato forse lui a istigarlo a vivere in un mondo irreale nel quale però Paco non si sentiva del tutto a proprio agio e dal quale aveva a più riprese cercato di fuggire per tornare a una realtà che ugualmente non gli apparteneva.Nell’analisi che cerca di essere lucida sebbene sia screziata di una vena di bonaria follia, Pratt non riesce a districare il vero dal falso e i personaggi fiabeschi, protagonisti dei libri che lui e il suo fraterno amico hanno amato, ma anche quelli che loro stessi hanno creato, cominciano ad affollare la mente di Hugo e le stanze della casa in cui si muove. “Hugo si sentiva come se stesse scrivendo e disegnando la propria storia e dovesse decidere di se stesso come di uno dei suoi personaggi”. Perché la sua vita, come quella di Paco, è una perpetua fuga dalla realtà, che con il suo squallore, la sua brutalità, la sua mancanza di poeticità, è l’unica condizione inaccettabile alla quale infatti Hugo volterà le spalle rifugiandosi nell’unico mondo che senta di conoscere davvero.Ongaro mostra in questo primo romanzo tutto l’estro di sapiente scrittore con la sua abilità nel costruire storie in bilico tra realtà e immaginazione, proprio come nel suo recente La versione spagnola o nell’altro capolavoro La taverna del Doge Loredan. Qui in più ci regala uno strepitoso ritratto di Pratt, che i suoi ammiratori non potranno che amare.